mercoledì 25 febbraio 2015

Il Classico della Berardenga: la zonazione del Chianti Classico sarà possibile?

Giovedì 29 Gennaio all'interno della bellissima Certosa di Pontignano si è svolta una manifestazione unica nel suo genere, Il Classico della Berardenga.
Protagoniste 29 aziende di Castelnuovo Berardenga che, messi da parte per una volta contrasti e rivalità, si sono riunite insieme per promuovere un territorio ed il suo vino di punta, il Chianti Classico.
L'iniziativa è partita dalla "piccola" Valeria Losi che ha avviato una sorta di riunioni carbonare tra produttori, prima pochi e poi sempre di più, durante le quali venivano assaggiati i vini delle varie aziende e scambiate impressioni ed idee. Il gruppo si è allargato sempre di più fino a coinvolgere praticamente tutte le aziende della Berardenga, dal colosso San Felice ai micro-produttori.

Il passo successivo è stato questo incontro per ufficializzare questo gruppo di aziende in realtà riunite in maniera assolutamente non ufficiale, una sorta di gruppo di lavoro per rilanciare questo bellissimo territorio.
La cosa interessante è che non si è cercato di unificare tutte queste aziende cercando di proporre la Berardenga come un cru ma tutt'altro, si è cercato di mettere proprio in evidenza la ricchezza di questo territorio, la sua eterogeneità, dove ogni azienda è un caso a parte. Infatti all'interno del comune di Castelnuovo Berardenga si trovano terreni di diversa origine geologica, esposizioni molto diverse ed anche diversi microclimi.
E la degustazione che ha seguito il convegno ha evidenziato ancora meglio queste differenze con vini di qualità ma estremamente diversi tra loro e personalmente mi ha portato ad effettuare alcune riflessioni.



Negli ultimi anni si sta parlando molto di una zonazione del Chianti Classico e di trattare alcune zone come un unico grande cru. E sarebbe bellissimo se in un futuro potessimo trovare sulle bottiglie i nomi dei vari cru, sia per il consumatore che per gli stessi produttori.
I problemi nel Chianti Classico sono però molti, anche se però in realtà problemi non sono ma solo un'estrema ricchezza e varietà. Sarà però molto difficile a mio avviso avere una Borgogna o una Langa Chiantigiana; perche?
Innanzitutto quel 20% di vitigni a bacca rossa non Sangiovese permessi nel disciplinare del Chianti Classico. In Borgogna troviamo praticamente solo Pinot Noir per i rossi e solo Chardonnay per i bianchi, nelle Langhe solo Nebbiolo per Barolo e Barbaresco, nel Chianti no.
E poi le tecniche di vinificazione e di affinamento estremamente diverse da azienda ad azienda.
Pensate a due aziende limitrofe con vigneti con stessa esposizione, terreno e microclima. Stesse precipitazioni annue, stesse rese per ettaro e stesso sistema di potatura per farla semplice. Un'azienda produce un Chianti Classico con Sangiovese in purezza con brevi macerazioni sulle bucce ed affinamento in cemento. L'altra azienda ci aggiunge anche un 10% di Merlot ed un altro 10% di Cabernet Sauvignon, fa delle macerazioni prolungate ed affina il tutto in barrique di rovere americano nuove. Due vini totalmente diversi!
Poi pensiamo anche al fatto che molti Chianti Classico sono blend di uve da varie zone, soprattutto nei vini prodotti da alcuni grandi produttori.
Quindi dobbiamo intenderci su cosa intendiamo col termine cru. Se lo riferiamo al vino per includere vini prodotti con uve da una certa zona e simili tra loro commettiamo un grande errore, se ci riferiamo ad una zona che ha delle caratteristiche pedo-climatiche molto omogenee che influenzano in un certo modo i vini prodotti va bene. Solo che queste caratteristiche possono non essere poi espresse dai vini prodotti. E allora?
Innanzitutto sarà necessario effettuare una zonazione precisa del Chianti Classico tramite analisi pedo-climatiche identificando delle micro-aree anche all'interno di uno stesso comune. L'esempio di Greve è emblematico con i cru di Lamole e Panzano ai due estremi.
E anche all'interno del Comune di Castelnuovo Berardenga andranno evidenziate almeno 3-4 micro-aree atte a divenire cru.
Poi inizia un altro discorso perché per poter parlare di cru bisogna anche riscontrare "potenzialmente" nei vini prodotti nelle zone in questione delle caratteristiche identificative di pregio.
Sarà un lavoro lungo e stancante che forse non darà i risultati sperati ma che ci renderà almeno più consapevoli dell'enorme patrimonio che la natura ci ha fornito i questo piccolo angolo di Toscana.

L.


giovedì 12 febbraio 2015

Il Sommelier dell'anno Fisar 2014

Oggi vi parlerò di un'avventura nata improvvisamente nella primavera del 2014, quando ho deciso di iscrivermi alle selezioni del Centro Italia per il Miglior Sommelier Fisar 2014.
Un po' per la voglia di mettermi alla prova, un po' per pura follia, in una decina di giorni ho fatto una preparazione molto intensiva con la speranza di qualificarmi e poter poi preparare con calma la finale. E così è stato.
Dopo il secondo posto alle selezioni ho iniziato da una parte a ripassare la teoria (la cosa di cui avevo forse meno bisogno) e dall'altra a fare (molta) pratica nel servizio e nella degustazione.
Grazie al prezioso aiuto e sostegno di Bianca, alla pazienza di Laura ed Andrea (Maggi e Micheli rispettivamente) nel servizio ed ai consigli di Giampaolo (Zuliani) nella degustazione sono arrivato alle finali decisamente più preparato ed un poco più sicuro.
Venerdì 17 Ottobre, verso fine mattina arriviamo a Bologna ed appena arrivato in hotel vado a mettermi in tenuta da lavoro, lo smoking!

La tensione prima della gara era molta ed i concorrenti sembravano tutti molto agguerriti.
Iniziamo con la prova scritta, quella in cui mi sentivo più preparato ed infatti va tutto bene.
Poi il sorteggio per la prova orale e pratica e pesco il n.2, secondo!
Dopo una trepidante attesa entra il primo candidato ed il tempo passa lento e pieno di tensione. Quando finalmente esce il primo candidato entro spedito nella stanza, armato di Tastevin, cavatappi, frangino, termometro e la mia pinza per gli spumanti, i cinque immancabili strumenti del Sommelier.
Inizio subito con la prova di servizio al tavolo, prendo la comanda, scelgo il vino, lo presento al tavolo, lo stappo, lo assaggio ed infine lo servo ai commensali. Tutto abbastanza bene.
Quindi la degustazione alla cieca di un vino, uguale per tutti gli aspiranti. E' un rosso dal colore cupo e dai sentori di frutta rosse e spezie, di buona struttura e persistenza. Finita la degustazione si parte con l'orale, una domanda da ognuno dei 6 giurati, si spazia dall'enografia alla viticoltura, dalla degustazione agli abbinamenti. Anche l'orale va piuttosto bene.

Mi accomodo in sala a pensare all'esame ed ad osservare gli altri candidati. Quando anche l'ultimo candidato, il nono, ha terminato la prova ci riuniamo tutti davanti alla giuria per un'ultima domanda ciascuno.
Finalmente tutto è finito, ma l'attesa è ancora lunga perché la proclamazione verrà fatta la sera successiva durante la cena di gala.
Il venerdì ed il sabato passano lenti e l'attesa si fa sempre più fremente. Finalmente inizia la cena di gala ed inizio il servizio dei vini ai tavoli. Quando la cena volge al termine e dopo numerose premiazioni giunge finalmente il momento della proclamazione del vincitore del trofeo Rastal Miglior Sommelier dell'Anno 2014 Fisar. Viene proclamato il terzo classificato, Elena Burroni della Delegazione di Siena Valdelsa, una brava e giovane sommelier anche lei alla prima partecipazione. Poi il secondo, Vincenzo Lauria della Delegazione di Treviso. A questo punto inizio veramente a pensare che il sogno impossibile potesse veramente avverarsi e quando viene annunciato il mio nome seguito dalle urla degli amici, impazzisco di gioia, esulto e non capisco più nulla. Mi precipito sul palco, prendo tutti i premi, lancio saluti a tutti quelli in sala e poi quando tutto e finito vado ad abbracciare la mia Bianca e tutti gli amici in sala. Una gioia immensa ed una grande soddisfazione. E spero che questo sia solo l'inizio di una bella storia!
L.