mercoledì 29 febbraio 2012

Bindi Sergardi: Sangiovese e non solo

Vorrei parlare oggi di un'azienda che continua di anno in anno a stupirci con i suoi vini, Bindi Sergardi di Monteriggioni, a confine tra il Chianti Classico ed il Colli Senesi. Alla guida dell'azienda Nicola Casini e a dargli man forte la figlia Alessandra e Caterina Saletti. Un'azienda che di anno in anno sta convincendo sempre di più con una gamma di vini veramente per tutti i gusti ma che mantengono un'impronta familiare e molto rappresentativa del terroir.
Ma partiamo la rassegna con il bianco, Oriolus, un blend di Malvasia, Trebbiano e Chardonnay e una vera sorpresa. Un vino che vede solo acciaio ma che si presenta nel bicchiere con un bel colore giallo paglierino ed un bouquet veramente intenso che spazia dalla pesca, l'albicocca a sentori floreali. In bocca è fresco, fruttato e abbastanza persistente, perfetto per l'aperitivo ma anche per preparazioni a base di pesce non troppo complicate o anche per un bel risotto di verdura.
Segue il Chianti Colli Senesi, una vera e propria chicca a base prevalentemente di Sangiovese e con un 5% di Canaiolo e Malvasia Nera. Il 2009 mi aveva semplicemente lasciato di stucco e anche il 2010 non è male. Di un bel rosso rubino non troppo intenso colpisce subito al naso per la nota fruttata molto accentuata che va dalla marasca alle fragoline di bosco con evidenti note balsamiche e di viola mammola. Ed in  bocca rivela un tannino vellutato, un'acidità ben evidente ed una buona persistenza; veramente un signor Sangiovese.

Salendo di categoria passiamo al Chianti Classico 2008, quasi solo Sangiovese, anche questo con un naso molto fruttato e floreale ma in bocca più corposo e strutturato, caldo e tannico. E in anteprima abbiamo assaggiato il 2009, una vera sorpresa. Un vino profumatissimo con frutta rossa, note di violetta e iris, balsamico che in bocca si è dimostrato meno caldo del 2008 e più fresco e beverino, sempre accompagnato però da un bel tannino. Lo aspettiamo con ansia.
Quindi il Chianti Classico Riserva 2007, Sangiovese quasi in purezza, molto complesso nei profumi che vanno dalla frutta rossa matura, a note speziate e di vaniglia. In bocca è robusto, tannico, speziato, persistente, ancora decisamente giovane.
Passiamo poi agli IGT con il Climax, Merlot e Cabernet Sauvignon, di un bel rosso rubino intenso al naso è decisamente fruttato con sentori di spezie e floreali, decisamente piacevole. In bocca il tannino è ben bilanciato con l'acidità ed il frutto è decisamente evidente.
Per finire i due top 89 e 91.
Mocenni 89 prende il nome dalla particella del vigneto, tutto Sangiovese. Di un bel rosso rubino al naso presenta note fruttate, erbacee e speziate. In bocca è ampio, tannico, fresco, ancora giovane.
Mocenni 91, dalla particella 91 a base di Cabernet Sauvignon, per certi versi è molto simile all'89, mostrando ancora una volta quanto il territorio sia importante. Colore rosso rubino intenso, al naso note di frutta rossa, spezie e balsamiche, in bocca pieno, tannico e persistente.
Sicuramente una bella gamma di prodotti, ognuno con una sua personalità e che ci ha colpito positivamente, così come ci hanno colpito i proprietari, gentili,disponibili, solari.

Vivamente consigliati!

mercoledì 1 febbraio 2012

Fattoria Le Sorgenti: terroir, qualità e gentilezza

Gennaio, giorno di riposo ed insieme al nostro amico Filippo ci rechiamo poco distanti da Firenze a visitare una delle aziende, a nostro parere, più interessanti dell'area fiorentina. Destinazione: via di Docciola 8, località Vallina, Bagno a Ripoli, all'anagrafe Fattoria Le Sorgenti. Appena entrati, dopo aver percorso un bel viale, ci troviamo davanti la zona dove vengono effettuate le degustazioni, ricavata all'interno della cantina, e da un lato la casa dove vivono i proprietari Gabriele ed Elisabetta Ferrari. Ci viene ad accogliere Gabriele che per prima cosa ci guida nella vinsantaia dove è in corso un evento unico, l'ammostamento. Dopo essere stati ad appassire per alcuni mesi i grappoli vengono esaminati attentamente, tolti gli acini ammuffiti e quindi separati manualmente uno ad uno dal raspo, un lavoro veramente certosino, ma come ci dice Gabriele, necessario per ottenere il loro vinsanto, Hyris.

Poi ci accomodiamo sulla jeep aziendale ed iniziamo il viaggio nei vari cru aziendali. L'azienda produce 5 vini oltre all'olio. Si parte dal bianco Sghiras, uno Chardonnay in purezza con un lieve passaggio in botte, passando poi per il Chianti Colli Fiorentini Respiro, Sangiovese ed una piccolissima parte di Trebbiano e Malvasia, il Gaiaccia a base di Sangiovese, Merlot ed Alicante, lo Scirus, il cru a base di Cabernet Sauvignon, Merlot, Malbec e Petit Verdot ed infine Hyris, il vinsanto a base di Trebbiano e Malvasia.
Gabriele ci spiega da subito che la presenza massiccia di vitigni internazionali non è dovuta alla recente moda ma alla passione di suo padre per questi vitigni, piantati nei primi anni settanta e perfettamente adattati ai vari terroir. E parlare di terroir qua è proprio adeguato. Perché la Fattoria Le Sorgenti non ha un unico grande vigneto ma tanti piccoli vigneti ad altezze diverse, con terreni ed esposizioni diverse e Gabriele tenta di scegliere per ogni terroir il vitigno più adatto. Quindi diversi vigneti di Sangiovese, uno per il Chianti ed uno per il Gaiaccia, e poi di Malbec, Merlot, Chardonnay, Trebbiano, Malvasia.

Terreni che vanno da quello a prevalenza argillosa a quelli più rocciosi e scistosi. Ad esempio nel vigneto La Sala, a circa 150m slm in un terreno a prevalenza limosa viene coltivato il sangiovese usato per il Chianti Respiro, nel vigneto Torre Rossa con terreni misti argilla e limo vengono coltivati Sangiovese, Petit Vedot e Alicante per produrre il Gaiaccia e lo Scirus. L'ultimo vigneto visitato è il Capaccio a 450m slm dove si producono Sangiovese e Merlot e dal quale si gode di una vista panoramica meravigliosa che spazia dalle Alpi Apuane al Chianti.

Una visita veramente interessante che culmina con l'assaggio dei vini a casa di Gabriele ed Elisabetta. Naturalmente viene allestito un vero e proprio banchetto che spazia da bruschette, pasta a formaggi con le varie e meravigliose confetture prodotte da Elisabetta. Menzione di merito va senz'altro alla confettura di peperoni che ci ha conquistato tutti con il suo gusto dolce ma non  troppo e con una piccantezza evidente ma non eccessiva.
I vini si sono dimostrati tutti più che all'altezza. Lo Sghiras (Chardonnay) è differente da quello a cui ci avevano abituato negli scorsi anni con un legno volutamente molto meno invasivo, leggermente percettibile al naso ma che non copre gli aromi primari dello Chardonnay ma lo rende solo più complesso. Vino con un'ottima acidità, morbido ma non troppo, da provare sia con formaggi semi-stagionati che con carni bianche o anche con primi di verdura magari cucinati aggiungendo un goccio di panna.
Il Chianti Colli Fiorentini Respiro si è dimostrato ancora una volta un vino dalla grande beva, fresco, non troppo tannico, un Chianti vecchio stile come piace a noi. Abbinato ad un piatto di pasta al ragù era proprio perfetto.
A seguire il Gaiaccia (Merlot, Sangiovese e Alicante), un vino a mio parere meraviglioso con un naso complesso e accattivante con sentori che spaziano dai frutti rossi (ciliegia, prugna, frutti di bosco), alle spezie con tabacco, liquirizia, vaniglia e con note balsamiche. In bocca è avvolgente, fresco, con una buona beva, non il solito vinone tutto legno e muscoli ma un vino che si può definire egregiamente con un solo aggettivo, elegante.
Dopo il Gaiaccia lo Scirus (Cabernet Sauvignon, Merlot, Malbec, Petit Verdot), vino di un bel colore rosso rubino intenso che si rivela potente al naso con sentori di frutta rossa matura, spezie ed in bocca morbido ed avvolgente. Sicuramente una delizia per chi ama il taglio bordolese ma anche per gli altri perché anche in questo caso non siamo in presenza di un vino "eccessivo" ma con una buona beva, un buon corpo ed un'ottima acidità. Con formaggi stagionati ed erborinati ha dato il suo meglio anche se lo consiglierei con un piatto di cinghiale in umido o lepre in salmì.
Per finire una delizia sotto ogni punto di vista, il Vin Santo Hyris (Trebbiano e Malvasia), come abbiamo già detto prodotto con estrema cura (vendemmia manuale, appassimento naturale con i grappoli appesi a fili, ammostamento con selezione dei chicchi uno ad uno, e poi almeno 5 anni in caratello). Al naso si presenta con note di frutta secca, albicocche e fichi in primis e poi miele e sentori eterei, in bocca è denso, corposo, dolce ma non troppo (è un vin santo) e soprattutto spicca la nota acida che riesce a rendere questo vino per niente stucchevole anche dopo il secondo bicchiere.

A questo punto termina la nostra visita in un'azienda che ci ha sorpreso per la complessità dei suoi vini, per la gentilezza e la semplicità dei proprietari ma soprattutto per la bellezza dei vigneti e per la reale percezione del legame vino- terroir che abbiamo avuto. Abbiamo visto tanti piccoli vigneti, a volte anche molto distanti tra loro, con terreni diversi, esposizioni e microclimi differenti e ci siamo imbattuti in un vero vigneron. Gabriele non ha piantato ovunque Sangiovese perché siamo in Toscana, o solo vitigni internazionali perché questi vini vanno di moda ma ha cercato di legare ogni terreno e microclima al vitigno che lui riteneva più adatto e durante la vinificazione non è stato invasivo ma ha lasciato esprimere ai vitigni quello che avevano da dire. Questo per noi è parlare di terroir e questo è il solo modo di fare vino.
E voi cosa ne pensate?